Rientro traumatico? Aumenta l’uso di psicofarmaci, ma non sempre sono necessari

Rientro traumatico? Aumenta l’uso di psicofarmaci, ma non sempre sono necessari

L’uso di ansiolitici e antidepressivi è in aumento nel nostro Paese. Ansia, stress e depressione, talvolta anche dovute a un rientro “traumatico” dalle ferie estive, non richiedono però sempre l’uso di farmaci. Ne abbiamo parlato con gli esperti di I-Medical Center Group.

I dati parlano chiaro: se nel 2016 l’Osservatorio sulla salute dell’Università Cattolica rilevava che circa il 4% della popolazione italiana fa uso di psicofarmaci, il report dell’Agenzia Italiana del Farmaco, registra nel 2017, un aumento nei consumi di ansiolitici, ipnotici e sedativi, con un incremento di circa l’8% rispetto all’anno precedente. «L’aumento dell’utilizzo di psicofarmaci – spiegano gli specialisti – è dovuto anche alla forte tendenza di medicalizzare ogni aspetto problematico della nostra vita quotidiana. Come nel caso di ansia o depressione da rientro dalle ferie, per esempio, non sempre sono collegate a psicopatologie che richiedono il ricorso a questo tipo di farmaci».

Stress e ansia, sbagliato ricorrere subito ai farmaci

Un lutto, la malattia di un familiare, la perdita del lavoro, un cambiamento molto importante o stressante nella nostra vita sono tutti eventi che possono causare agitazione, ansia, depressione. «Se non si tratta di situazioni patologiche ma di vissuti emotivi transitori, prendersi del tempo per elaborarli e, gradualmente, integrare nella nostra vita i cambiamenti di cui sono portatori, è certamente preferibile rispetto all’assumere farmaci. La facilità con cui, spesso, si riescono ad ottenere benzodiazepine ad effetto ansiolitico, purtroppo non agevola l’elaborazione personale dell’evento stressante», sottolinea l’esperto.

Depressione: costruire relazioni sociali come forma di prevenzione

I disturbi ansiosi e depressivi possono essere riconducibili anche alla freneticità della società moderna, che impone di essere sempre “connessi” e disponibili, con ritmi lavorativi eccessivi, forte competitività, prestazioni elevate, aspettative irrealistiche. «I ritmi frenetici a cui siamo sottoposti – spiegano gli esperti – riducono il tempo a nostra disposizione per elaborare le emozioni, riflettere sulle esperienze vissute e persino sulla possibilità di costruire relazioni sociali sane e legami affettivi profondi. Sono proprio questi ultimi due aspetti, se curati a dovere, a poter essere una delle forme di prevenzione migliori e, a volte, una terapia efficace contro i disturbi ansiosi e depressivi. Non è poi da sottovalutare un percorso psicoterapeutico, magari parallelo a una farmacoterapia, se necessaria, per comprendere i bisogni e desideri più veri, che possono essere alla base del proprio malessere».